La caccia e il suo importante ruolo economico

Nel mio piccolo e senza alcuna presunzione di voler essere un analista economico, ho sempre avuto la percezione che la caccia per quelli che sono gli elementi di contorno facilmente visibili ai tanti ossia in primis fucili, munizioni, abbigliamento, pet food, turismo venatorio, veterinaria sia prestazionale che di prodotti e tanto altro, rappresenti anche un valore economico al quale è sacrosanto tributare il giusto riconoscimento soprattutto sotto l’aspetto occupazionale.

Come in tanti altri settori, anche nella caccia la tecnologia ha preso ormai definitivamente terreno. Questo è soprattutto merito delle nuove generazioni sempre più esigenti ma anche delle aziende come la Crispi che hanno saputo orientare la loro produzione verso obiettivi di qualità seguendo il motto “più spendi ma meno spendi “.

Come spesso accade nell’affrontare i vari argomenti oggetti dei miei modesti articoli, mi avvalgo delle informazioni attinte dal web per provare a inquadrare meglio un argomento, che ritengo essere degno di approfondimento come nel caso in questione. In questa specifica ricerca, ho reperito uno studio molto interessante condotto dal Prof. Fabio Musso e la sua équipe presso l’Università degli Studi Carlo Bo di Urbino che potete trovare in quanto pubblicata anche su Caccia Magazine e non solo. Ebbene, mi verrebbe da dire che le chiacchiere stanno a zero e che ancora una volta, il mondo caccia nel suo complesso quindi in primis il settore della produzione armi ma in sostanza tutto l’indotto, muove e genera non sterili chiacchiere come quelle che fanno gli anticaccia strumentalmente e per partito preso, ma occupazione e valore economico, per un ammontare annuo di circa 7 miliardi e 300.000 mila euro a fronte di una platea purtroppo ridotta di cacciatori stimata intorno ai 470.000, con un ulteriore trend in calo.

Il corrispondente PIL nazionale in riflesso alla economia e indotto generato dal mondo caccia è dello 0,44% (mica bazzecole). Di questi tempi, ma io direi in generale sempre, un contributo di questa portata non può essere sottaciuto né tantomeno subordinato a contrapposizioni becere di sparuti gruppi che trovano sponda politica da parte di governanti miopi i quali, mi duole constatare, abbondano nelle nostre Istituzioni. Governanti badate bene, pagati profumatamente e unicamente per riscaldare scranni invece di valutare obiettivamente nell’interesse del paese quello che effettivamente il contributo garantito dalla caccia a partire dalle onerose tasse pagate ancor prima di tirare una sola schioppettata.

Il contributo economico della caccia

Non c’è peggior cieco di chi non vuole vedere. È sufficiente un minimo di razionalità e di obiettività per capire in poco tempo qual è il contributo economico che la caccia offre a livello nazionale

Infatti, un aspetto che mi infastidisce è quello che dietro la caccia troviamo anche persone che la contrastano ideologicamente ma che dalla stessa caccia, traggono magari profitto, posti di lavoro come ad esempio presso Amministrazioni, Parchi, Enti vari ecc. In proposito, mi viene in mente l’esilarante scenetta del film di Checco Zalone. Dei timbri che lui metteva sulle licenze di caccia, degli omaggi che riceveva e del culto tipico di una certa categoria di persone e della loro appartenenza politica ad agognare ossessivamente il cosiddetto "posto fisso".

Siamo alle solite, ipocrisia a manetta quando invece la razionalità e l’equilibrio, imporrebbero un approccio diverso alle questioni come nel caso della caccia. Vi sembrerà strano ma io penso che insieme agli ambientalisti, intendo però quelli seri e proattivi, si potrebbero trovare convergenze e quindi con loro, fare cose interessanti. Certo è, che se si parte dal presupposto che noi cacciatori veniamo considerati ASSASSINI, il margine per collaborare si riduce a zero.

Vi siete mai chiesti perché i pescatori che esercitano una forma di caccia pure loro magari non con il fucile ma con canna e amo ben nascosto da un succulento boccone, non vengono minimamente equiparati a noi?

Il settore alimentazione cani o meglio conosciuto come PET FOOD, sta vivendo un momento di grande evoluzione. Ormai quelle che prima venivano chiamate genericamente “ crocchette “, ora sono un cibo di qualità oltre ché diversificato per età, razza e situazione specifica come ad esempio il puppy per i cuccioli in svezzamento o quello per le fattrici in lattazione.

Questo la dice lunga sugli atteggiamenti strumentali di persone alle quali fa comodo individuare un nemico per poi combatterlo a prescindere da ogni logica razionale e di buon senso. La solita narrazione per la quale chi possiede un’arma è potenzialmente un delinquente pericoloso. Chi va a caccia fa stragi di selvaggina e quindi se la starna si è estinta è colpa dei cacciatori che ne hanno abbattute tante e non del degrado ambientale e di tanti altri fattori che con la caccia non ci azzeccano proprio nulla.

Ma questi soggetti non hanno tenuto conto della nostra caparbietà, della nostra grande e profonda passione difficile da abbattere e soprattutto, della totale indifferenza degli italiani in generale (vedi flop referendum) che non si lasciano certo influenzare dai sistematici attacchi anche mediatici spesso ridicoli. Per fortuna il muro sta crollando e con esso tutta una serie di posizioni ipocrite che vedono convivere nella stessa persona, accettazione dell’aborto e indignazione per l’abbattimento di un selvatico.

Piuttosto e lo dico a malincuore da anni, questa sparuta minoranza che ci ostacola, non viene adeguatamente contrastata come invece si dovrebbe fare. Infatti, le Associazioni venatorie preferiscono mantenere un profilo basso quasi come a voler limitare i danni. Ma questo accade perché non sono come dovrebbero essere, paladine dei nostri diritti. Spesso le loro scelte e posizioni, sono un chiaro compromesso con la politica. Guardate invece cosa accade oltre confine. In Francia, le associazioni dei cacciatori quando ritengono di aver subito un torto con norme sbagliate eccetera, reagiscono in maniera anche veemente alle vessazioni. Ma loro sono quelli della Rivoluzione Francese, quelli dei gilet gialli, quelli che per difendere libertà legalità e uguaglianza, non ci hanno pensato due volte a far rotolare giù qualche testa. Ovviamente non intendo assolutamente che si pensi a modi violenti per difendere i propri diritti, ma nemmeno che si debba stare zitti se ti pestano un piede e qualche volta anche la testa.

Noi invece, siamo quelli che ci facciamo sottrarre senza battere ciglio, spazi venatori importanti come la caccia agli acquatici fino a quasi la metà di Febbraio, la caccia agostana alle tortore e dove al contrario di ciò che avviene in Europa, permettiamo che lo storno da tutti considerato NOCIVO, qui sia protetto in nome di quale giustificazione scientifica non è dato sapere.

Parlate con un contadino e chiedete lui cosa rimane del suo uliveto dopo che uno stormo di milioni di storni ha bivaccato tutto il giorno in allegra pastura e che al rientro nei dormitori cittadini ogni uccello si porta con sé tre olive (una per zampa e una nel becco). Sentite cosa vi dicono gli abitanti dei luoghi dove questi simpatici animaletti che per alcuni rallegrano la visione serale con i loro giochi aerei, ti inondano di guano schifoso, costringendoti ad andare in giro con l’ombrello. Chiedete a quelli che hanno parcheggiato la loro auto sotto gli alberi dormitori e che hanno visto la carrozzeria della loro autovettura danneggiata dalla cacca perché oltre ad essere schifoso, il guano è pure fortemente acido per ciò che lo storno mangia in primis le olive. Storni che proprio a causa dell’assurda protezione, sono ormai diventati stanziali e quindi al pari di cinghiali, volpi ecc. sono diventati un problema cittadino dimostrando ancora una volta la totale inutilità delle politiche protezionistiche, come pessima alternativa, a sagge e oculate azioni di gestione del territorio portate avanti con il contributo dei cacciatori in un contesto razionale e adeguatamente organizzato.

Siamo alla solita ipocrisia tutta italiana, dove proteggere significa impedire, dove tutelare significa mettere tutto sotto una campana di vetro all’interno della quale può accadere di tutto ma l’importante è di tenere fuori noi cacciatori che invece siamo proprio quelli capaci di dare soluzioni adeguate per risolvere i problemi se non tutti ma tanti.

Notizie di questi giorni, trovata mi pare una poiana impallinata e la colpa subito dei cacciatori e questo a CACCIA CHIUSA da oltre un mese e con il silenzio ancora una volta preoccupante delle Associazioni Venatorie che ben si guardano di esporsi per controbattere.

Molto meglio focalizzare i discorsi sul valore economico che la caccia genera a livello locale e Nazionale. Di seguito una serie di riflessioni in merito.

Vorrei però andare oltre e non dare tropo spazio a chi ci attacca ma anche a chi non ci tutela e riprendere il discorso sulla economia e sul ruolo della caccia come contributo concreto  non a chiacchiere.

Il nostro veterinario di fiducia. Non solo un serio e scrupoloso professionista ma un caro amico al quale all’occorrenza, affidiamo la cura e la salute dei nostri amati cani. Come al solito, la prevenzione è fondamentale per avere ausiliari in ottima salute e sempre pronti a collaborare con noi nelle azioni venatorie.

Si comincia con i versamenti annuali ai quali ora si sono aggiunti gli assurdi balzelli dei versamenti per gli ATC che io considero un’altra idiozia negativa per la caccia in quanto inutili sotto il profilo pratico ma semplici occasioni di potere per incarichi vari quale emanazione della solita politica che attinge interesse in ogni laddove. Io e i miei compagni di caccia ne abbiamo anche un secondo e quindi altre 80/100 euro in più. I soliti costi di mantenimento dei nostri amati cani quindi alimentazione, cure veterinarie, addestramento ZAC ecc.

Si parte per andare sui posti di caccia e quindi carburante, caselli autostradali, colazione al bar (cappuccino, cornetto ecc.), cartucce, abbigliamento, pranzetti in trattoria o al minimo un bel panino con porchetta in sosta al solito chioschetto lungo la strada.

Oggi più che mai non ci possiamo permettere di vivere di ipocrisia, dobbiamo necessariamente essere super concreti se vogliamo superare un momento storico drammatico. I segnali congiunturali sono tutti negativi. La crisi economica ci investirà come uno tsunami e temo che si ritornerà ad andare a caccia non più in un contesto diciamo ludico, ma per mera necessità alimentare.

Ecco perché dico che è da sciocchi non capire qual è l’importanza del mondo caccia. L’Italia se vuole riemergere e vincere la battaglia della crisi economica, non si può permettere di rinunciare a nemmeno una stilla di profitto economico e anzi, agevolare e incentivare la caccia in quelle che sono le sue potenzialità di contributo economico. Quando si parla di una incidenza dello 0,44% su PIL base nazionale, sappiate che si tratta di una percentuale ragguardevole che qualsiasi economista serio e scevro da particolari ideologismi può benissimo confermare. 

Ci hanno relegati a essere un settore marginale ma io e lo dico a voi tutti amici cacciatori, non ci dobbiamo rassegnare ma al contrario opporci strenuamente con viso in alto e petto in fuori, con orgoglio e consapevolezza che non solo non siamo assassini ma che nello scacchiere in generale dell’ambiente, occupiamo a pieno titolo e degnamente, un ruolo fondamentale e che anzi questo spazio lo vogliamo semmai rafforzare magari con atteggiamenti più consoni alle mutate esigenze attuali e future.

Una di queste esigenze è il contrasto ad alcune specie come già detto e ad esempio cornacchie, cinghiali, volpi ecc. la cui presenza massiccia e incontrollata favorita dalla presenza di un degrado sempre più crescente, li fa diventare nocivi e come nel caso dei cinghiali anche pericolosi. Aspettare di subire qualche attacco per poi intervenire come siamo soliti fare in Italia per non parlare qui a Roma, è da irresponsabili. Solo una prevenzione intelligente potrà scongiurare tutto ciò.

La caccia di selezione la ritengo uno di questi validi strumenti, accompagnata da adeguati piani di censimento sul territorio, da oculati e condivisi piani di abbattimento, da vigilanza attiva e da tutto ciò che potrebbe contribuire per una vera e sana gestione di fauna e habitat.

Il mondo sta rapidamente cambiando e anche noi cacciatori ci dobbiamo adeguare senza però, perdere il patrimonio che ciascuno di noi porta dentro. Valori e tradizioni che cercherò di puntualizzare in coda a questo articolo.

Intorno alla caccia si è sviluppato in parallelo al classico armaiolo, un mercato fatto di veri e propri artisti che si mettono al servizio del cliente per realizzare opere direi uniche. Come è capace di fare in maniera egregia il sig. Pietro di CUBIARTDESIGN, il tuo fucile non sarà più un’arma che in tanti possiedono bensì, un fucile del tutto personale dove volendo è possibile raffigurare un qualcosa di estremamente romantico come ad esempio il miglior cane della vostra vita o altro su specifica richiesta.

Non lasciamoci intimidire da nessuno meno che mai da chi con ha argomenti e non ha né ideologie né vero amore per l’ambiente ma solo beceri interessi portati avanti con atteggiamenti pre costituiti. Impegniamoci anche a non prestare il fianco a questi soggetti con comportamenti sempre improntati al massimo rigore, al rispetto di leggi e norme, a quello che una volta ma anche adesso è il cacciatore gentiluomo.

Una volta si andava a caccia con fucile in spalla e cane al guinzaglio, prendendo il tram per raggiungere la campagna romana e nessuno trovava di che dire, perché il cacciatore rappresentava una figura che dava sicurezza e non incuteva alcun timore. Io stesso andavo a caccia con la mia Vespa 50 e accanto a me, portavo Bionda la mia meticcia tutto fare. Andavo nelle campagne circostanti il paese e se incontravo i carabinieri nessun problema. Una chiacchiera come sempre ben sapendo di essere una persona onesta e pulita e poi via alla ricerca di un coniglio o di una lepre. Oggi le cose sono profondamente cambiate e non è nemmeno possibile vivere di ricordi. Ci dobbiamo adeguare e basta non ci sono alternative. Per noi ultra sessantenni non è facile mentre per i nostri giovani non resta che impegnarsi e lottare per una caccia più sostenibile però consci che debbono essere protagonisti altrimenti la fauna se non messa nelle giuste condizioni e con tutte le situazioni avverse, non può in alcun modo rappresentare la fonte della nostra passione.

Noi li dobbiamo instradare perché saranno poi loro la linfa per mantenere una passione meravigliosa che solo chi la pratica può comprendere. Ho la fortuna di avere un figlio Alessandro, nel quale questa passione arde prepotentemente. Un figlio al quale ho insegnato il lato romantico della caccia. Un figlio che sono certo insegnerà le stesse cose a Tommaso un bambino già abituato a vedere la selvaggina cacciata, a giocare con i nostri meravigliosi springer come compagni festosi e parte della famiglia. Un bambino che a scuola subirà certamente un lavaggio del cervello, perché oggi e questo è un altro grosso danno che una certa parte politica guarda caso sempre la stessa, trasmette valori di nessuna sostanza identitaria portando avanti concetti di globalizzazione dove tutto il mondo è paese. Ma che scemata noi siamo ITALIANI e come diceva il prof.Sartori, un paese che non capace di difende le sue tradizioni è un paese SENZA FUTURO.

Ecco la caccia è una delle nostre tradizioni e non dimentichiamolo mai . 

“La civiltà e il profitto vanno mano nella mano”

(Calvin Coolidge)

VIVA LA CACCIA E VIVA I CACCIATORI